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San Galgano e la Spada nella roccia

“Chi estrae questa spada da questa pietra, è giustamente nato come Re di tutta l’Inghilterra”. Estratto da Le Morte d’Arthur, opera di sir Thomas Malory. Chi non conosce la storia del leggendario Re Artù e della sua Tavola Rotonda? Della sua mitica Spada nella roccia che anziché in Gran Bretagna è possibile ammirarla in Italia.

Una spada incastrata nella pietra accomuna la storia di Re Artù che la estrae e quella di San Galgano che la conficca. Due miti che si somigliano e si formano anche nello stesso periodo, verso la fine del XII secolo.

 

Excalibur e la Spada nella roccia

San Galgano e la Spada nella roccia
San Galgano di Ambrogio Lorenzetti

La leggenda di Re Artù è legata alla magica spada venuta da Avalon, un’isola leggendaria che alcuni la identificano con Glastonbury. Si tratta di uno degli episodi più noti del ciclo Arturiano conosciuto soprattutto grazie al film animato “La spada nella roccia”, diretto da Wolfgang Reitherman nel 1963, sotto la supervisione di Walt Disney. Il regista prese spunto dal romanzo The Sword in the Stone di T.H. White del 1938 identificando Excalibur con la “Spada nella roccia”. Il mago Merlino aveva annunciato che solamente l’uomo in grado di estrarre l’arma sarebbe diventato il legittimo sovrano d’Inghilterra. La scena venne descritta per la prima volta nel racconto francese in versi Merlin, di Robert de Boron.

Nella maggior parte delle versioni, invece, Excalibur e la “Spada nella roccia” sono due armi distinte, come scriveva l’autore sir Thomas Malory, poiché il re Arthur ottenne Excalibur in seguito dalla Dama del lago.

 

La cappella di San Galgano a Montesiepi

Nella natura selvaggia della Val di Merse in Toscana, è possibile ammirare una spada nella roccia, protetta da una teca trasparente. Si trova all’interno della cappella di San Galgano a Montesiepi nel comune di Chiusdino, nel senese.

Secondo la leggenda, il nobile cavaliere Galgano Guidotti, nato a Chiusdino nel 1148, si convertì a Dio dopo una irrequieta giovinezza. Visse da eremita e fu lui stesso a conficcare la spada in segno di rinuncia alla vita mondana. Quattro anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1181, Papa Lucio III lo santificò e il vescovo di Volterra Ildebrando Pannocchieschi consacrava la cappella. La chiesetta presenta una particolare forma cilindrica sormontata da una cupola emisferica con fasce cromatiche alternate, bianche e rosse in travertino e cotto. All’edificio originario venne aggiunto nel 1340 un corpo rettangolare con volta a crociera e spartito in quattro vani. Il nuovo ambiente venne affrescato da Ambrogio Lorenzetti con Scene della vita di San Galgano, una “Maestà con angeli e santi” e una “Annunciazione”. Ben presto questo luogo divenne meta di pellegrinaggio.

San Galgano e la Spada nella roccia
La Spada nella roccia di San Galgano

 

Abbazia di San Galgano

Nei luoghi dove visse e pregò San Galgano si erano raccolti alcuni monaci cistercensi, provenienti soprattutto dall’abbazia di Casamari nel Lazio. La comunità diventò sempre più numerosa rendendo necessaria la costruzione di una grande abbazia, a pochi minuti a piedi dal luogo di sepoltura del santo. I lavori iniziarono nel 1218, utilizzando due modelli di architettura cistercense: l’abbazia di Casamari e quella di Clairvaux in Francia. Un grande edificio a tre navate, con numerose bifore e monofore a sesto acuto e un bellissimo rosone.

Tanto rilevante era l’importanza sociale ed economica della chiesa abbaziale che il Comune di Siena allacciò rapporti con i monaci. Erano tra le persone più istruite del loro tempo: nel 1257 don Ugo aveva ricoperto la carica di responsabile dell’erario pubblico senese; fra Melano stipulò nel 1266 il contratto con Nicola Pisano per la costruzione del pulpito marmoreo nel duomo senese.

 

Il progressivo declino

La Peste Nera del 1348 colpì duramente la comunità monastica, la stessa narrata dal Boccaccio nel Decamerone. Iniziò un progressivo declino culminato nel 1474 quando i monaci decisero di trasferirsi in un palazzo costruito apposta per loro a Siena.

Le cronache riferiscono che nel ‘500 la struttura venne privata del tetto in piombo; verso la fine del ‘700 venne giù anche il campanile colpito da un fulmine. La chiesa fu sconsacrata per l’impossibilità di celebrarvi la messa, e da lì a poco fu trasformata in fattoria. Nel corso dell’Ottocento alcuni interventi di restauro tamponarono i maggiori danni ma un grande intervento di ripristino avvenne nel 1926 con lo scopo di preservare quanto rimaneva della struttura originaria.

Oggi rimane solo la sala capitolare, una parte del chiostro e lo scriptorium dei monaci. Insieme alla cappella di Montesiepi, costituisce l’insieme religioso più rilevante in ambito toscano.

L’abbazia di San Galgano si presenta senza copertura e né pavimento, permettendo alla luce naturale di invadere lo spazio interno. Un luogo meramente silenzioso e suggestivo di ciò che è rimasto e di ciò che era. Qui dove il mito e la storia si fondono. In assenza di prove più solide il mistero sulle origini della Spada nella roccia di San Galgano è destinato a continuare.

 

San Galgano e la Spada nella roccia
Abbazia di San Galgano
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