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DonaLeggende Praghesi “Vodník”
I Vodník, spiriti acquatici.
In numerosi paesi slavi si racconta di spiriti acquatici che turbano l’esistenza degli abitanti lungo il fiume o lungo i ruscelli. Ma più di tutti, il Vodník è una figura folkloristica della Repubblica Ceca.
Sin da piccoli e a scuola, viene presentata l’esistenza di creature acquatiche che sottraggono le anime umane. Conosciamo il suo profilo descrittivo, il suo comportamento, le sue abitudini… in alcuni racconti non rappresenterebbe una minaccia, qualcosa di estremamente malvagio; tuttavia qualcosa che si preferisce non incontrare da queste parti. I Vodník, hanno la tendenza a vivere negli stagni, nei ruscelli e nei fiumi, hanno un aspetto quasi umano se non fosse per la pelle e i capelli verdi, le mani e i piedi palmati e infine le branchie. Tendono a vestirsi come vagabondi, in abiti in stoffa trapuntata, con cappelli a tuba ed una marsina con il lembo gocciolante. Escono dall’acqua per brevi periodo di tempo fino a quando il lembo della loro marsina smette di gocciolare, da lì al più presto ritorneranno nel loro elemento, l’acqua.
Alcuni Vodník nel folklore, sono particolarmente affettuosi e benevoli verso gli esseri umani, spesso si siedono sulle rive dello stagno o del fiume a fumare la pipa, a giocare a carte o rilassarsi nei salici boschivi in prossimità dell’acqua. A Kampa si racconta di un Vodník che gli abitanti chiamavano Kabourek e che amava intrattenersi nelle birrerie praghesi che sorgono in prossimità del fiume Moldava.
Altri Vodník, invece, sono aggressivi verso chi si accinge ad entrare nel suo stagno o nuotare nel fiume. In tal caso il Vodník fa annegare le sue vittime, specie i bagnanti; ma non solo… la parte più inquietante é che sia un essere così malvagio e diabolico, che attira i passanti che passeggiano lungo le rive del fiume Moldava – soprattutto le giovani fanciulle – dopo averle attirate, le aggredisce e le trascina nell’acqua per infine annegarle. La leggenda vuole che il motivo si trovi nella bramosità del Vodník di impossessarsi dell’anima; perché infatti dopo averla sottratta alla sua vittima, la custodisce gelosamente in un’ampolla di vetro o in un vaso di porcellana, depositato nel fondale del fiume Moldava, insieme alle anime già collezionate!
Racconto
La storia che vi sto per raccontare risale al tempo in cui il fiume Moldava non aveva ancora i suoi ponti. L’unico modo per attraversare il fiume a quel tempo era un guado, un piccolo tratto sul fiume, che grazie l’abbassamento dell’acqua in certi orari, consentiva alle persone di attraversare il fiume a piedi o in carrozza.
Nei pressi del guado nel fiume Moldava viveva un pericoloso Vodník. Era conosciuto soprattutto per avere un aspetto repellente e sgradevole, odiava più di tutto gli esseri umani. La gente aveva paura e il terrore di attraversare il guado, specie di notte.
Tuttavia si dice che alcuni cocchieri che guidavano le loro carrozze sopra il guado, rifiutavano di ammettere le proprie paure per una creatura acquatica. Uno di loro di nome Vincent Sahula, si vantava di come coraggiosamente rischiava tutte le notti l’ira dello spirito.
Una notte, si stava per accingersi a guidare la sua carrozza sopra il guado. Il suo unico passeggero era la sua donna con cui da poco si era ufficialmente fidanzato.
Ella gli chiese:
– Non temi il Vodník?
Egli ridendo, rispose che il Vodník secondo lui, non era altro che un vecchio folle dall’aspetto disgustoso che nuota e si aggira nei pressi del fiume e che se mai lo avesse affrontato, lo avrebbe scuoiato dalla sua pelle semmai verde come si diceva, per infine usarla per creare un tamburo.
Mentre attraversavano il guado, Vincent fece qualcosa di inaspettato, fermò la carrozza, si sporse oltre il bordo e urlando verso l’acqua insultò il Vodník chiamandolo stupido vecchio mentecatto.
– Fatti avanti così posso scuoiarti e farmi un tamburo verde!
Poco dopo, tra i suoni del fiume e i versi della sera, Vincent e la sua donna udirono una voce spettrale provenire dall’acqua.
– Non avrai la mia pelle Vincent Sahula, avrò io piuttosto la tua anima!
Al sentire quella voce sinistra, un velo di paura come una fitta nebbia, calava sul guado. Vincent cercò invano di tranquillizzare la sua donna; accelerò il passo dei cavalli e riuscì fortunatamente ad attraversare il fiume. Tuttavia non poteva negare di aver provato paura, tradito dal suo sguardo nervoso.
La volta successiva che Vincent dovette guidare la sua carrozza sopra il guado, era una notte di pioggia e un forte temporale si abbatteva sul guado, al punto che sembrava essere un cattivo presagio. Vincent era solo, si trovava fermo a due passi dal fiume e fissava nervoso la riva opposta dove era diretto. Diede una forte sferzata ai cavalli e si spinse ad attraversare il guado velocemente ma quando si trovo a metà strada, i suoi cavalli improvvisamente frenarono. Vincent era sconcertato, non capiva l’inaspettata azione dei cavalli. Si guardava intorno finché poi capì il motivo… i cavalli avvertirono qualcosa che si muoveva nell’acqua e che si avvicinava minacciosamente alla carrozza.
Dopo qualche instante Vincent sentì qualcosa che tirava la carrozza giù da un lato, prima di avvertire grugniti e profondi minacciosi sospiri provenire dall’acqua. Aveva ormai capito a quel punto che il Vodník era tornato e non era quello che credeva. Era lì ormai, venuto a vendicarsi per i suoi insulti. In preda al terrore Vincent supplicò la pietà del Vodník, puntando a dire che tra poco si sarebbe sposato e la sua donna avrebbe avuto il cuore spezzato a causa la sua scomparsa, ma capì poco dopo che era solo fiato perso. Al Vodník non importava minimamente. Voleva la sua anima!!
Molte persone si radunarono sulle rive del fiume, attirate dalle grida di Vincent e dai nitriti dei cavalli. Quando giunsero videro la carrozza per metà sott’acqua, mentre qualcosa la tirava giù con una forza sovrumana. Nessuno riuscì ad arrivare in suo aiuto. L’ultima cosa che videro di Vincent era la sua mano, alla ricerca di aiuto, infine lentamente scomparve anch’essa sotto le acque del fiume Moldava.