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DonaIsole Tremiti – il lato oscuro di un paradiso terreste
Da sempre le isole esprimono un fascino particolare e suggestivo. Un’isola è una parte di terra che alla terra ha preferito il mare. Come gigantesche navi alla deriva, le isole sono meta ideale per esploratori e avventurieri, ma anche triste e fatale approdo di esuli e condannati.
Separate dalla costa pugliese da 22 chilometri di mare, le Tremiti emanano il fascino romantico e un po’ sinistro che hanno tutte le isole. L’arcipelago adriatico è composto di cinque isole: San Domino, San Nicola e le disabitate Caprara (o Capraia), Cretaccio e Pianosa.
Non tutti sanno che questo incantevole angolo di paradiso nasconde leggende e oscuri segreti. Al calare del sole, quando le spiagge si spopolano e le acque turchesi si tingono di nero, lo spirito irrequieto della storia si desta e l’eco di spettri inconsolabili riecheggia tra le grotte sferzate dal mare.
La leggenda di Diomede
Le Tremiti sono chiamate anche Isole Diomedee, dal nome del loro leggendario fondatore, Diomede. Il re di Argo è celebrato nell’Iliade per aver combattuto al fianco di Ulisse nella Guerra di Troia. Sfortunatamente, l’eroe attirò l’ira di Afrodite, rimasta ferita dalla sua spada per essere intervenuta in difesa di Enea.
La dea della Bellezza si vendicò in modo subdolo… Tornato dalla guerra, Diomede scoprì che nessuno si ricordava più di lui, nemmeno la moglie. Avendo perduto tutto ciò che aveva, l’uomo partì alla scoperta di nuove terre e di una nuova vita. Approdò sulle coste adriatiche dove fondò molte città, comprese le Tremiti, nate da tre grosse pietre lanciate in mare e poi riemerse.
Su San Nicola l’eroe Acheo trascorse gli ultimi anni di vita, circondato dagli amici più fedeli. Alla morte di Diomede, i suoi compagni scoppiarono in un pianto così triste da riuscire a commuovere l’antica nemica Afrodite. Così la dea trasformò gli uomini in uccelli simili a gabbiani che avrebbero vegliato sulla tomba dell’eroe fino alla fine dei tempi. Ancora oggi il verso delle diomedee riecheggia nelle notti senza luna, simile al pianto inconsolabile di un bambino.
Il tesoro e l’abbazia
Il mito di Diomede è sopravvissuto attraverso i secoli e anche la sua sepoltura è diventata leggenda. Si dice, infatti, che la tomba dell’eroe nasconda un immenso tesoro, fatto di monete d’oro, armi e gioielli. Se pensate di mettervi a scavare per cercarlo, è inutile, lo hanno già trovato.
Nel 312 sull’isola giunse un eremita in cerca di pace e solitudine. Un giorno, all’uomo apparve la Madonna che gli indicò il punto dove scavare per trovare il denaro con cui edificare una chiesa. L’eremita obbedì all’ordine della Vergine e, con grande stupore, trovò il leggendario tesoro sepolto.
È così che avvenne la fondazione di Santa Maria a Mare, destinata a diventare l’imponente abbazia Benedettina nell’XI secolo. Affidato ai Cistercensi nel 1237 e fortificato da Carlo I d’Angiò, il complesso divenne un vero e proprio castello protetto da torri e bastioni. Ancora oggi l’abbazia trasmette un senso d’imponenza e reverenza, tanto da essere definita “la Montecassino in mezzo al mare“.
I fantasmi del Cretaccio
Nel 1783 Ferdinando IV di Napoli soppresse l’abbazia trasformando l’isola in una colonia penale. In effetti, l’arcipelago è sempre stato luogo di reclusione e deportazione. Dall’adultera Giulia, nipote dell’imperatore Augusto, all’antifascista Sandro Pertini, le Tremiti sono state una prigione dorata per tante persone, un placido limbo di anime afflitte.
Inoltrandosi oltre i chiostri del convento ci s’imbatte in un dedalo di ambienti cupi e desolati. È qui che un tempo sorgevano le prigioni, luoghi di detenzione e dolore le cui pareti trasudano tutta la negatività assorbita in oltre 150 anni.
È proprio da una di queste celle che fuggì il terzo protagonista del nostro racconto…
Si tratta di un galeotto, punito in chissà quale epoca per chissà quale crimine, riuscito a evadere dal penitenziario. L’uomo però fu catturato e portato sullo scoglio del Cretaccio e qui decapitato. Un’altra versione, decisamente più macabra, parla di un’impiccagione finita, accidentalmente, in decapitazione… Il fantasma del galeotto vaga nell’oscurità con la testa sottobraccio, gemendo e gridando tutta la sua cieca disperazione.
A pochi metri di distanza, sullo sperone roccioso chiamato La Vecchia, dimora lo spirito irrequieto di una vecchia strega. Si dice che appaia nelle notti di tempesta, urlando di rabbia e lanciando maledizioni contro le altre isole, reclamando la sua proprietà sul tetro scoglio.
Se andate alle Isole Tremiti ricordate la loro storia, travagliata e oscura più di quanto sole e divertimento lascino intravedere.