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DonaIl Lato Oscuro di Toledo
“Il sacrificato deve essere uomo, in quanto il sangue di donna può essere infetto dato che di queste poche custodiscono l’innocenza. La sua anima deve essere libera dal peccato originale e il suo corpo non deve essere stato macchiato dall’acqua santa, quindi non deve essere battezzato. Né il suo corpo, né la sua anima devono essere formati. Che questi non sia stato abbandonato dagli uomini. Non deve avere sulla sua pelle segno o traccia che abbia fatto dire che esso appartenga alla grande famiglia del demonio.”
È così che incomincia una meticolosa descrizione di un sacrificio a Satana, una descrizione risalente al XVI secolo, e che ognuno di voi può approfondire con una breve gita fuori dalle porte di Madrid.
Solo a un’ora dalla capitale spagnola si erge la maestosa città di Toledo, un luogo molto antico, dove in passato risiedette finanche la corte reale e dove tuttora risiede la maggiore figura della chiesa spagnola, l’arcivescovo di Toledo.
Una città dalla ricca storia dove è possibile percepire un’atmosfera inquietante sin dal primo istante, passando attraverso quello che è denominato el arco de la sangre, l’arco del sangue.
Una volta in città le attrazioni per voi, amanti del mistero, sono innumerevoli. Un museo dell’inquisizione, uno della tortura e uno perfino sui cavalieri templari. Tra tutti, però, il mio consiglio è quello di perdervi nel museo della brujeria, della stregoneria.
L’esposizione nasce dai materiali raccolti lungo un’intera esistenza dal commerciante italiano conosciuto come signor Alessandro. Più di 300 pezzi che ci trasportano in un mondo oscuro fatto di creature e sostanze insolite.
Entrando verremo a conoscenza di un mondo ormai distante dalla nostra tecnologia moderna, un mondo ostile e pericoloso.
Conosceremo i vari tipi di veleni che attraverso i secoli hanno ucciso silenziosamente migliaia e migliaia di persone, un modo ingegnoso per togliere di mezzo i propri nemici, magari nascondendo questa mortale sostanza dentro uno dei tanti anelli che coloro di estrazione nobile erano soliti portare alle dita.
Ma i secoli precedenti alla modernità non furono solamente i secoli dei veleni, essi furono anche i secoli delle droghe naturali. Gli stessi veleni, in dosi contenute, erano utilizzati per viaggiare oltre la percezione umana. Oppio, assenzio, mandragola erano erbe che attraverso dei particolari trattamenti promettevano, e permettevano, sensazioni mai provate prime.
Dove poi non potevano le droghe, potevano gli afrodisiaci. Tutti, uomini e donne (non facciamo finta che esse non ne facessero uso), utilizzavano sostanze e oggetti per risvegliare i propri appetiti sessuali, o semplicemente per appagarli.
Far uso di tutte queste sostanze non era, però, qualcosa che si poteva improvvisare dall’oggi al domani. Vi erano delle donne che avevano una enorme conoscenza di piante ed erbe, e mettevano la propria competenza al servizio degli altri.
Queste donne sono coloro che conosciamo oggi come streghe
Avere conoscimenti che esulavano dalla scienza dell’epoca era di per sé ritenuta un’offesa al signore, ma se aggiungiamo a ciò il fatto che queste fossero donne libere, che tendevano ad allontanarsi dalla società per poter portare avanti un’esistenza “naturale”, una sorta di libertinaggio ante litteram, capiamo che la loro esistenza e la loro ideologia potevano rappresentare un grave pericolo per l’intera collettività.
Perciò queste donne vennero catturate e bruciate sul rogo durante secoli e secoli, il tutto dopo aver confessato misfatti e rapporti con il maligno che mai avevano avuto, ma che inventavano pur di non soffrire le pene della tortura.
Un’altra parte dell’esposizione è proprio dedicata a queste macchine infernali con cui i “giusti” punivano quegli esseri che erano stati deviati dal diavolo.
Una delle punizioni con cui si era soliti castigare queste povere donne era la cosiddetta culla di giuda. La pratica consisteva nel posizionare la condannata su di una piccola piramide acuminata sollevata da terra da un palo. Venivano poi applicati alle braccia e alle gambe della vittima dei pesi che la spingevano verso il basso, portando alla dolorosissima penetrazione della piramide all’interno dell’orifizio anale o vaginale.
Immaginare quante morti abbiano visto queste macchine infernali fa rabbrividire, ma è difficile dare un giudizio morale quando queste stesse morti erano inflitte a coloro che erano, o credevano di essere, delle vere streghe.
Appena entrati all’interno del museo troverete un enorme libro che descrive passo per passo il sacrificio necessario per l’apparizione di Satana. Il neonato necessario alla cerimonia veniva rapito e sgozzato su di una coppa in offerta al maligno.
I passaggi descritti sono vari e complessi, cosicché poteva facilmente accadere che a causa di un piccolo errore gli adepti di Belzebù ritenessero che la mancata apparizione fosse dovuta alla loro svista, e procedevano, perciò, a cercare un nuovo infante.
Risultato del sacrificio era, secondo queste credenze, l’apparizione in carne ed ossa del diavolo. Questi sarebbe stato accolto dalle streghe nella loro piena nudità, offrendogli il proprio sesso, affinché il male le possedesse e da lì desse vita alla stirpe dei demoni.
Forse per noi oggi è difficile immaginare queste raccapriccianti usanze, ma guardando alla storia, ad alcuni uomini che massacrarono senza alcun senso di colpa i propri simili, quasi mi sento di poter affermare che in alcuni casi il male sia riuscito per davvero a dar vita ai propri figli.