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Il Ghost Club, gli acchiappa-fantasmi dell’età Vittoriana

Ultima tappa del nostro viaggio nell’Inghilterra vittoriana, che non poteva concludersi senza soffermarci su una delle tendenze più in voga di quell’epoca: lo spiritismo e la caccia ai fantasmi. Una “realtà” talmente permeata in tutti i livelli della società, che non stupisce se alcuni fra i più illustri rappresentanti del paese decisero di riunirsi periodicamente per discutere e fare ricerca sulle esperienze paranormali. Nacque così il Ghost Club, la più antica organizzazione al mondo d’investigazione sui fantasmi.

Dickens e la nascita del Ghost Club

Il Ghost club, gli acchiappa-fantasmi dell'età Vittoriana
Charles Dickens

Charles Dickens, il “padre” d’Inghilterra -non solo per i dieci figli nati dal suo matrimonio, ma anche perché con i temi sociali trattati nei suoi popolarissimi romanzi, crebbe ed educò almeno un paio di generazioni di lettori- non fu immune al fascino delle storie di fantasmi. Il suo Canto di Natale racchiude tutte le tematiche a lui più care. Un soggetto futile per trattare questioni importanti, si direbbe oggi. Ma nell’Inghilterra vittoriana i fantasmi erano una cosa seria.

Tanto da essere oggetto di discussione nei salotti del Trinity College a Cambridge. È il 1855 quando la tediosa conversazione fra alcuni borsisti e studiosi di vario titolo si anima sulla questione dell’esitenza dei fantasmi e sul modo più o meno scientifico di dimostrarla. Nel tempio del razionalismo si pongono così le basi per la formazione di un’organizzazione dedita alla ricerca dell’occulto.
Il Ghost club vede ufficialmente la luce nel 1862. Tra i suoi fondatori spicca proprio il nome di Dickens, oltre ad altre importanti personalità dell’epoca, quali il filosofo di Cambridge Henry Sidwig e il fisico Sir William Fletcher Barret.
Niente donne nel club; la caccia ai fantasmi è una faccenda di soli uomini, almeno per il momento.

 

La prima indagine: il caso dei fratelli Davenport

Ira Erastus e William Henry erano due saltimbanchi degli ancora pionieristici Stati Uniti d’America, che raggiunsero la fama quando nei loro numeri cominciarono ad invocare gli spiriti, diventando essi stessi parte integrante dello spettacolo. Fu un successo clamoroso, tant’è che dopo dieci anni passati a meravigliare il pubblico americano, i fratelli Davenport sbarcarono in Inghilterra, dove fecero il tutto esaurito per cinque mesi presso l’Egyptian Hall a Picadilly.

Il Ghost club, gli acchiappa-fantasmi dell'età Vittoriana
L’Egyptian Hall. Demolito nel 1915

Ed è proprio in questo periodo che attirarono l’attenzione dei membri del neonato Ghost club che decisero di svolgere la loro prima indagine proprio sui due fratelli americani e, in particolare, sul loro numero più sbalorditivo: l’armadietto degli spiriti. I fratelli venivano completamente legati a delle sedie e poi rinchiusi in un armadio contenente strumenti musicali. Una volta chiuso l’armadio, gli spettatori sentivano il suono degli strumenti ma non appena era riaperto, i due uomini venivano ritrovati legati allo stesso modo in cui erano stati lasciati. Il pubblico era convinto che a suonare gli strumenti fossero gli spiriti invocati da Ira e William.
Sfortunatamente per noi, i risultati dell’indagine non furono mai resi pubblici. Quest’aura di segretezza circa i risultati delle ricerche conferirà al Ghost Club i caratteri di un’associazione elitaria e quasi iniziatica.

Il Ghost club, gli acchiappa-fantasmi dell'età Vittoriana
Ira e William Davenport con due collaboratori, all’interno dell’armadietto degli spiriti

Anni dopo, i fratelli Davenport furono ufficialmente smascherati del celeberrimo illusionista Harry Houdini che riprodusse il loro numero più famoso

Ma Sir Arthur Conan Doyle, spiritista convinto nonché membro del Ghost Club, non accettò mai le accuse che vedevano i Davenport come degli imbroglioni. È curioso come l’autore di quel campione di pragmatismo che è Sherlock Holmes, si esponesse in maniera così palese in favore dei due fratelli. Forse era a conoscenza dei risultati della prima indagine del Ghost club?
Ad ogni modo, la stampa dell’epoca alimentava la convinzione che i Davenport fossero veramente dei medium e che nei loro spettacoli fossero coinvolti i fantasmi. Sul London Post si potevano leggere stralci di questo tipo:

“Le campane suonavano forte; le trombe picchiavano sul pavimento e il tamburello apparve correndo per la stanza, tintinnando con tutta la sua forza. Allo stesso tempo, sono state osservate scintille come se passassero da sud a ovest. Diverse persone hanno esclamato di essere state toccate dagli strumenti, che a volte diventavano assai dimostrativi ed un gentiluomo ricevette un colpo all’organo nasale che gli ha rotto la pelle e fatto scorrere alcune gocce di sangue.”

Imbroglioni forse, ma sicuramente illusionisti eccezionali.

Tra crisi e rinascite

Nel 1870 Charles Dickens morì. Venendo a mancare il pilastro portante del gruppo, anche il Ghost club cessò di esistere. Ma nel novembre del 1882 fu nuovamente fondato dai medium Stainton Moses e Alaric Alfred Watts. Non poteva essere scelto mese migliore per rifondare un’associazione che ha come scopo la ricerca di forme di vita dopo la morte. A tal proposito, il due di novembre di ogni anno veniva solennemente elencata una lista coi nomi di tutti i membri del club. Proprio tutti, senza alcuna distinzione fra i vivi e i trapassati: se sei membro del Ghost club, lo sei per sempre. Si narra, infatti, che più volte Dickens e altri membri deceduti abbiano “battuto un colpo” durante una delle abituali sedute spiritiche del circolo.

Il Ghost club, gli acchiappa-fantasmi dell'età Vittoriana
Il Ghost club sopravvisse così al periodo vittoriano e superò più o meno indenne la prima guerra mondiale, finché nel 1927 fu rilanciato dall’autorevole adesione del parapsicologo Harry Price, che dieci anni dopo prese le redini del club. Con Price i convegni del club divennero incontri mondani in cui, dopo la cena, era possibile ascoltare i discorsi di ricercatori psichici e medium. E, finalmente, vennero accolte anche le donne.

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Harry Price al Ghost club

Harry Price cercò di applicare una metodologia scientifica alla caccia ai fantasmi -dotandosi di elettroscopi, galvanometri, barografi, air tester…tutti quegli strumenti al giorno d’oggi familiari per ricerche di questo tipo- spostando l’interesse del Ghost Club dalle persone ( i medium e le sedute spirtiche) ai luoghi infestati. Ogni luogo poteva essere preso in considerazione, anche quelli dove non si era mai sentito narrare di strane presenze…come la Queen’s house.

 

La Queen’s House e il fantasma della scala-tulipano

la Queen’s house è, come suggerisce il nome, una residenze reale. Costruita tra il 1616 e il 1635, come magione di campagna, è stata successivamente inglobata dalla città metropolitana e si trova nell’odierno distretto di Greenwich, a Est di Londra ,verso il mare.

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Queen’s House

Nel 1966 la Queen’s house fu scelta come luogo per le investigazioni del Ghost Club, che l’assediò con i più moderni sistemi di rilevamento di fantasmi. Tra i partecipanti, c’era un reverendo canadese che rimase meravigliato dalla bellezza degli interni e in particolare, dalla leggerezza architettonica della tulip stairs -la scala tulipano- che decise di immortalare in numerose fotografie.

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La Tulipstair

Fu solo quando andò a sviluppare i negativi che si accorse che una delle foto aveva ritratto qualcosa di a dir poco strano: nella semioscurità, una figura bianca e incappucciata, sembrava salire a fatica i gradini della scalinata, aggrappandosi tenacemente alla ringhiera. La Kodak, successivamente, analizzò la fotografia e non riuscì a trovare alcun tipo di manomissione nel negativo originale. Il reverendo aveva fotografato uno spettro.
La Queen’s house è oggi una casa-museo nonché sede del museo marittimo nazionale. Chissà se tra i gradini della scala tulipano non si aggiri ancora la misteriosa figura incappucciata….

Il ghost club prosegue la sua caccia ai fantasmi. I suoi membri s’incontrano mensilmente presso il Victory Services Club, vicino al Marble Arch. Molto è cambiato dai tempi di Dickens, ma ciò che non cambia è lo scopo e lo spirito del club, che invita donne e uomini “curiosi e di mente aperta” ad aderire a un’associazione che da più di centocinquant’anni tenta di far luce su una realtà invisibile ma non per questo inesistente.

 

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