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DonaCatacombe dei Cappuccini, la dimora delle mummie
La nostra “passeggiata” per cimiteri termina a Palermo nelle Catacombe dei Cappuccini, dov’è custodita la più vasta collezione di mummie.
Catacombe dei Cappuccini Disposti lungo i corridoi della cripta, gli abitanti di questa necropoli osservano silenziosamente gli intrepidi visitatori. Ci si trova davanti uno spettacolo suggestivo e spaventoso: centinaia di defunti addossati alle pareti, allineati uno accanto all’altro. Alcuni sono coricati entro bare di vetro, altri sembrano reggersi in piedi, sorretti da una mano invisibile. Qualcuno, in posizione elevata, sembra addirittura incombere sul visitatore, osservarlo dall’alto con il suo sguardo ora minaccioso, ora compassionevole.
Le Catacombe dei Cappuccini non sono un semplice corollario di corpi sfuggiti alla decomposizione, bensì uno straordinario museo della morte; circa 2000 resti umani raccontano le usanze e le speranze di un’intera città attraverso tre secoli. Macabro e affascinante si mescolano in questo luogo dove il tempo si è fermato, custodendo gelosamente il ricordo di una Sicilia oscura e remota.
Una scoperta prodigiosa
Nel 1534 i frati Cappuccini si stabiliscono nella Chiesa di Santa Maria della Pace, iniziando a usare la cisterna sotterranea come luogo di sepoltura. Gli anni passano e la comunità religiosa cresce, finché il vecchio sepolcreto non basta più. Allora si decide di costruirne uno nuovo, sempre sottoterra ma dotato di ampie gallerie con volte a crociera. Nel 1597, a lavori ultimati, vengono traslati i confratelli dalla vecchia fossa. Ed è qui che accade l’incredibile: la cisterna restituisce quarantacinque corpi praticamente intatti, mummificati naturalmente grazie alle particolari condizioni climatiche. Gli umili religiosi vedono in quella sensazionale scoperta un segno divino, così decidono di esporre i defunti nel nuovo cimitero.
La notizia del “miracolo” si diffonde e la fama del convento cresce, finché nel 1783 i frati iniziano ad accogliere chiunque possa permettersi l’imbalsamazione. Avere un familiare nelle Catacombe dei Cappuccini diventa uno status symbol, i morti affermano il prestigio sociale dei vivi. La pratica continua fino al 1880, quando la cripta viene chiusa e la mummificazione vietata per motivi igienici. Nonostante i divieti, altre due mummie troveranno sepoltura entro le mura delle catacombe…
Tra mummie e leggende
I defunti sono disposti secondo un preciso ordine gerarchico, suddivisi in base al sesso, alla professione e al ceto sociale. Qui avviene l’esatto opposto dell’ossario di Parigi: le differenze non sono abolite, bensì accentuate, le convenzioni della vita sono mantenute e ribadite nella morte. Il corridoio più antico è quello dei Cappuccini, capitanati da Frate Silvestro da Gubbio morto nel 1599. C’è poi il corridoio dei Prelati, il corridoio delle donne e quello degli uomini, la cappella delle vergini, il corridoio delle famiglie, dei professionisti e la cappella dei bambini.
Spesso le mummie recano un cartello con cui si presentano al visitatore. Il bianco del muro contrasta con la pelle brunita, mentre gli abiti del tempo evocano i fasti di un’epoca tramontana. Nel reparto degli uomini è visibile l’ultimo colatoio rimasto, la stanza adibita alla preparazione delle salme. Qui i frati lasciavano essiccare i defunti per circa un anno, dopodiché li sciacquavano con l’aceto, li imbottivano di paglia e li vestivano. A volte al processo naturale era dato un “aiutino” con l’aggiunta di un bagno in arsenico o in latte di calce.
Le Catacombe dei Cappuccini custodiscono anche leggende, aneddoti e misteri. Una delle mummie più famose – e inquietanti – è quella di Antonio Prestigiacomo, famoso dongiovanni che scelse di farsi impiantare occhi di vetro per continuare a guardare le donne anche dall’Aldilà.
Secondo la leggenda, nascoste nelle Catacombe, si troverebbero le spoglie del Conte di Cagliostro, famigerato alchimista palermitano. Si dice che il fantasma appaia ogni venticinque anni in cerca di un degno discepolo cui trasmettere il sapere esoterico.
E poi c’è lei, “la bella addormentata” di Palermo…
La mummia più bella del mondo
Nella sua bara di vetro, avvolta in un’aura quasi sacrale, la piccola Rosalia Lombardo riposa da quasi cento anni. Il suo dolce viso è il simbolo delle Catacombe dei Cappuccini e l’espressione lievemente corrucciata continua a commuovere i visitatori. La storia risale al 1920, quando due genitori inconsolabili vollero preservare il corpicino della loro bambina morta a soli due anni di polmonite. L’illusione di soggiogare la morte fu affidata al professor Alfredo Salafia, illustre scienziato ideatore della “ricetta” per l’imbalsazione perfetta.
Il risultato è impressionante, la bimba ha un viso roseo e paffuto, la pelle sembra calda e ancora palpitante – viva. Tutto è stato preservato: i vestiti, il fiocco tra i morbidi capelli, le ciglia dorate, persino gli organi interni; tutto è rimasto intatto, tranne la vita. Sembra davvero che Rosalia stia semplicemente dormendo, che stia per aprire gli occhi da un momento all’altro. Ed è proprio ciò che alcuni giurano di aver visto: le ciglia di Rosalia sollevarsi per alcuni secondi, nel vano tentativo di destarsi dal sonno della morte. Molti pensano che si tratti di un effetto ottico, ma la verità è che le palpebre della bambina sono rimaste naturalmente dischiuse.