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Cagliostro, vita e morte di un uomo senza tempo

Giuseppe Balsamo

Disteso sul suo scomodo letto, con le ultime forze che gli rimangono, Cagliostro osserva le tetre mura della prigione. L’oscurità sta per avvolgerlo, quand’ecco apparire una luce prodigiosa che in un istante illumina tutta la cella. Cagliostro non ha paura, né è sorpreso. Aspettava quella visita.

«Infine, sei giunta… Lo sapevo che eri bellissima» dice scrutando l’avvenente signora vestita di nero.

La Morte ricambia il sorriso dell’uomo, gentile come una Conte di Cagliostrovecchia amica.

«Sei pronto?»

«Prima ho un favore da chiederti» azzarda Cagliostro mettendosi a sedere «Non intendo ribellarmi alla legge; ti prego solo di permettermi di finire il mio compito, affinché il mio sapere non vada perduto».

La Morte, sentendosi stranamente generosa, decide di dare una possibilità all’uomo.

«Va bene, voglio venirti incontro. Giocheremo a morra; se vincerai, esaudirò la tua richiesta».

La sfida ha inizio e Cagliostro attinge alle sue arti magiche che gli consentono, incredibilmente, di vincere la partita. La Nera Mietitrice non si arrabbia per la sconfitta, anzi rimane piacevolmente stupita e mantiene la promessa.

«Complimenti, non è da tutti vincere contro di me. Ti concedo di tornare in questo mondo per ventiquattro ore ogni venticinque anni, così da tramandare i tuoi insegnamenti a un degno discepolo. Adesso è ora di andare».

«Ti ringrazio infinitamente mia inesorabile Signora».

Cagliostro si alza in piedi e dà la mano alla Morte, e insieme escono dall’angusta prigione.

 

Quella che ho voluto raccontarvi, è solo la più romantica delle tante leggende sul famigerato Conte di Cagliostro. Avventuriero, imbroglione, alchimista, esoterista, mago, ciarlatano e guaritore… Un elenco di aggettivi non basta per descrivere la figura controversa e dannatamente affascinante di un uomo senza tempo, idolatrato o disprezzato sia da vivo che da morto. Cagliostro è una “rockstar” del suo tempo, un personaggio osteggiato e osannato che ha fatto parlare sempre e comunque di sé. A suo modo è riuscito nell’impresa di tutta una vita: ottenere la tanto agognata immortalità.

 

Una vita rocambolesca

Alessandro di Cagliostro nasce a Palermo nel 1743 e in giovane età apprende la botanica e la medicina. A Messina conosce il misterioso Althotas, che diventa suo maestro e lo introduce alle arti esoteriche. Nel 1768 Cagliostro va a Roma dove sposa Lorenza Feliciani e da qui parte alla volta delle maggiori corti d’Europa.

È in questo periodo che l’identità di Cagliostro si confonde con quella di Giuseppe Balsamo, noto truffatore palermitano. I detrattori fanno coincidere i due in un’unica personalità, mentre altri sostengono che l’equivoco è un abile espediente usato dall’Inquisizione per gettare discredito su Cagliostro, accusato di attività massonica. Effettivamente il nome di Cagliostro è indissolubilmente legato alla Massoneria, alla quale viene ammesso nel 1777 nella Loggia L’Espérance. La sua fama cresce di pari passo con i suoi spostamenti e ovunque va i suoi prodigi si mescolano alle ipotesi di truffe e malefatte.

Diventa famoso soprattutto come guaritore e taumaturgo, apprezzato sia dai ricchi sia dai poveri, ai quali non chiede denaro. Con le sue tecniche – derivate dai Rosacroce e da Paracelso – cura circa 15.000 malati disseminati tra il Portogallo e la Russia. Difficile dire se i suoi “miracoli” sono imbrogli, frutto di suggestione o vere guarigioni. Certo è che il suo successo suscita ovunque ammirazione ma anche invidie e gelosie, causandogli spesso seri problemi.

Tra le varie disavventure, Cagliostro resta coinvolto nel famoso scandalo della collana, una truffa architettata dai conti De la Motte ai danni del Cardinale de Rohan, convinto ad acquistare il monile per l’ignara Maria Antonietta. Cagliostro resta nove mesi rinchiuso nella Bastiglia, finché viene dichiarato innocente. Dieci anni dopo, nel 1784, Cagliostro fonda a Bordeaux il Rito Egizio, un ordine massonico di stampo religioso di cui si proclama Gran Cofto, elevando la moglie al titolo di Principessa Serafina e Regina di Saba.

 

Cala il sipario… o forse no?

La parabola di Cagliostro inizia a discendere al rientro in Italia, dove l’Inquisizione lo attende per distruggerlo definitivamente. Giunto a Roma nel 1789, Cagliostro viene incastrato da due spie pontificie che fingono di voler entrare nella massoneria. Papa Pio VI ha la prova schiacciante che attendeva. Cagliostro è processato e ritenuto colpevole di molteplici reati fra cui eresia, blasfemia, attività massonica, magia e sedizione. Grazie all’abiura, la pena di morte gli viene commutata nel carcere a vita, da scontare nell’inaccessibile Rocca di San Leo.

Rocca San Leo pozzetto
La Rocca di San Leo

 

Il 21 aprile 1791 Cagliostro varca la soglia della fortezza che Dante aveva paragonato a un girone infernale. Passa gli ultimi quattro anni della sua vita rinchiuso nel terribile “pozzetto”, una minuscola cella con una botola sul soffitto che funge da ingresso e un tavolaccio al posto del letto. Non gli resta che una stretta feritoia come unica finestra sul mondo, quel mondo che era stato il palcoscenico della sua eccentrica e avventurosa esistenza.

La fine di Cagliostro, così come la sua vita, resta avvolta in una spessa coltre di mistero. Le fonti ufficiali riportano la morte per un colpo apoplettico, avvenuta il 26 agosto 1795. Eppure esistono tante versioni alternative sulla sua fine. C’è chi attribuisce la morte a un pugno in testa scagliato da una guardia, oppure cagionata da un volo giù dalla rupe.  C’è anche chi parla di evasione, forse in abiti da sacerdote oppure con una rocambolesca fuga in mongolfiera dopo aver inscenato la morte.

Anche sulla tomba di Cagliostro, esistono ipotesi discordanti. Ufficialmente è stato sepolto senza onori cristiani ai piedi della rupe di San Leo, profanato solo due anni dopo dalle truppe polacche. Una leggenda dice invece che Cagliostro riposa a Palermo nelle Catacombe dei Cappuccini dove molti, imitando Napoleone, continuano a cercarlo senza successo.

Forse non conosceremo mai la verità su Cagliostro e del resto il suo fascino risiede proprio in questo: essere tutti e nessuno, libero pensatore e lestofante, guaritore e imbroglione, maestro e millantatore.

Quale modo migliore per concludere se non citando le sue stesse parole?

“La verità su di me non sarà mai scritta, perché nessuno la conosce. Io non sono di nessuna epoca e di nessun luogo; al di fuori del tempo e dello spazio, il mio essere spirituale vive la sua eterna esistenza. Tutti gli uomini sono miei fratelli, tutti i paesi mi sono cari, io li percorro ovunque […] non domando ai Re, di cui rispetto la potenza, che l’ospitalità sulle loro terre e, quando questa mi è accordata, passo, facendo attorno a me il più bene possibile: ma non faccio che passare. Sono un nobile viandante? Io sono Cagliostro”.

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