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DonaLucca, il portentoso Ponte del Diavolo
Quella del Ponte del Diavolo è una leggenda diffusa in tutta Italia, comune a molte località da nord a sud dello Stivale. Dietro la costruzione di mirabolanti strutture sembra celarsi l’opera laboriosa – ma mai disinteressata – di demoni e spiriti maligni.
Il Ponte del Diavolo più celebre è quello di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. La straordinaria opera luciferina svetta ancora sul fiume Serchio, con il suo profilo riflesso simmetricamente sullo specchio d’acqua.
Il ponte costruito in una sola notte
Tanto tempo fa, sulla sponda di un fiume impetuoso sorgeva un piccolo borgo immerso nel verde. Gli abitanti amavano il loro paese, ma soffrivano per l’isolamento causato dalle acque tumultuose che li separava dal resto del mondo. Un bel giorno si fece avanti il capomastro del villaggio, un uomo abile nel suo lavoro e molto ambizioso.
«Costruirò io il ponte» disse sovrastando il vociare della folla «Non dovremo più rischiare la vita per attraversare il fiume in barca. Abbiate fiducia in me!».
Tutti furono lieti della volenterosa proposta e consegnarono al capomastro il materiale necessario, riponendo nelle sue mani callose le speranze dell’intero villaggio. L’uomo si mise subito a lavoro, progettando il ponte e ingaggiando una squadra di uomini forti e volenterosi.
I giorni passavano e i lavori sembravano fermi sempre allo stesso punto. Ad ogni piccolo progresso il fiume spazzava via pietre e impalcature con violenza inaudita. Ogni tentativo sembrava vano, come se la natura, per capriccio o dispetto, volesse impedire la costruzione dell’opera. Ben presto il capomastro si rese conto di aver peccato di presunzione. Disperato e frustrato, una notte raggiunse la sponda del fiume là dove giacevano i monconi dell’opera incompiuta.
«Maledizione! Darei l’anima per finire questo ponte!».
Il grido di rabbia si spense nel fragore delle acque, finché un forte odore di zolfo si levò dalla terra umida, pungendo le narici del capomastro.
«Si può fare».
Una voce cupa fece sussultare l’uomo che si voltò di scatto, ritrovandosi davanti un misterioso sconosciuto avvolto in un mantello nero come la notte.
«Ch-chi sei? Che cosa vuoi?»
«Sono il tuo salvatore» rispose l’altro con un sorriso scaltro e disinvolto «Tu mi hai chiamato ed eccomi qui».
Finalmente il capomastro comprese chi aveva davanti. Sgranò gli occhi e sentì mancare la terra sotto i piedi.
«Tu… Non puoi esser-»
«Sì invece! Lucifero, il Signore delle Tenebre o il Diavolo, se preferisci. Allora, questo ponte? T’interessa davvero realizzarlo?» incalzò l’uomo inchiodandolo con uno sguardo tagliente.
«Sì. Assolutamente»
«Bene, allora ti aiuterò. Per me è un gioco da ragazzi! Lo costruirò durante la notte e domattina potrai passare comodamente da una sponda all’altra»
«Cosa vuoi in cambio?» chiese l’uomo con voce grave.
«Solo la prima anima che attraverserà il ponte. È un prezzo davvero speciale… Allora, ci stai?».
L’uomo esitò un instante, poi orgoglio e necessità gli fecero pronunciare quelle parole di cui si sarebbe presto pentito:
«Sì, ci sto».
Soddisfatto, il Diavolo si mise all’opera, facendosi aiutare da demoni richiamati dall’inferno. Spaventato per il patto appena suggellato, il capomastro corse a confessare tutto al parroco che, sorprendentemente, gli disse che aveva fatto bene ad accettare e lo rassicurò che tutto sarebbe andato per il meglio.
Come promesso, alle prime luci del mattino il ponte era già finito. Gli abitanti del villaggio accorsero per ammirare l’opera, ma felicità e meraviglia lasciarono il posto a paura e sgomento: il Diavolo se ne stava immobile al centro del ponte, sghignazzante e in attesa di riscuotere la sua ricompensa. Rassegnato e afflitto, il capomastro fece un passo in avanti, deciso a consegnarsi nelle mani del Maligno. Proprio in quell’istante una grossa focaccia attraversò l’aria, atterrando dall’altra parte del ponte. Prima che potesse fare un altro passo, l’uomo fu sorpassato da un maiale che trotterellando si gettò all’inseguimento della golosa focaccia. Il ponte era stato attraversato.
«Ecco l’anima che volevi!» gridò il parroco «Ora va e lasciaci in pace, immonda creatura!».
Rabbioso di collera, il Diavolo afferrò lo sfortunato suino e si gettò nel fiume, gridando bestemmie e imprecazioni impronunciabili.
Il Diavolo era stato ingannato e il borgo aveva finalmente il suo prezioso ponte. Tutto finì bene tranne che per il povero maiale, rovinato dalla sua stessa ingordigia.
«Siamo stati salvati grazie a un peccato di gola, che ironia!» ridacchiò il capomastro andandosene sottobraccio con il parroco.
La storia dietro la leggenda
Il Ponte del Diavolo di Lucca – il cui nome ufficiale è Ponte della Maddalena – fu costruito intorno al 1000 dallaContessa Matilde di Canossa per collegare la zona con la trafficata via Francigena. Il ponte è un’opera davvero impressionante per l’epoca e la sua mole giustifica l’aura di mistero che emana. È una struttura tipicamente medievale detta “a schiena d’asino”, lunga 90 metri e con l’arco centrale che supera i 18 metri d’altezza. Fu restaurato nel XIII secolo dal condottiero e signore di Lucca Castruccio Castracani per poi passare indenne attraverso lo scorrere dei secoli, resistendo a bombardamenti e piene del fiume. Oltre a quello di Lucca, il Ponte del Diavolo si trova in molti altri comuni italiani, come Lanzo Torinese, Cividale del Friuli, Bobbio, Tolentino e Torcello, per citare solo i più famosi.
La storia è meno affascinante della leggenda, ma chi ci assicura che la Contessa non abbia scomodato le forze oscure per edificare la portentosa opera!? E come spiegare il mesto grugnito che riecheggia tra le arcate del ponte nelle più cupe notti d’inverno?