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L’oracolo di Delfi – Apollo, la Pizia e il vapore profetico

Oracolo Delfi

L’oracolo di Delfi è il più famoso al mondo e per secoli ha influenzato la storia antica, decretando fortuna e sciagure di stati, regni e interi imperi. A Delfi giungevano pellegrini da ogni angolo della terra in cerca di una risposta, una profezia o un semplice segno del dio Apollo.

 

Il serpente e l’usurpatore

Ci troviamo nella Grecia meridionale, alle pendici del Monte Parnaso. I resti della città sacra ci portano l’eco di tempi antichi e gloriosi, l’epoca d’oro (VII-IV secolo a.C.) in cui Delfi e il tempio di Apollo erano considerati “l’ombelico del mondo”.

La mitologia ci svela che l’oracolo non fu sempre proprietà del dio del Sole. In principio esso apparteneva a Gea, la Madre Terra, che lo custodiva nel segreto del suo ventre sotto la sorveglianza di Delfine, il mostro metà donna metà serpente. In questa terra antica e remota abitava un’altra creatura spaventosa: Pitone il serpente/dragone figlio della dea Hera, che ella scagliò contro Leto, colpevole di aver avuto due gemelli – Apollo e Artemide – dall’infedele Zeus. Apollo difese sua madre uccidendo Pitone a Delfi e appropriandosi dell’oracolo.

Gea si ritrovò spodestata e per vendetta inventò i sogni, offrendo agli uomini la possibilità di ricevere vaticini e profezie nel sonno, rovinando così “la piazza” all’usurpatore.

oracolo di Delfi
Apollo trafigge Pitone con una freccia

A Delfi, in cerca di risposte

Saliamo sulla macchina del tempo e impostiamo il timer indietro di circa 2500 anni, destinazione Antica Grecia. I nostri jeans sono spariti, al loro posto indossiamo una lunga tunica. In mano non abbiamo più lo smartphone ma un piccolo forziere contenente oro e pietre preziose. Nei panni di un dignitario straniero percorriamo gli ultimi metri che ci separano dal santuario di Delfi, dal luogo in cui tutto si svolge e si decide.

Ci presentiamo presso il tempio, dove i sacerdoti prelevano il nostro forziere e ci dicono di attendere. Dopo un po’ li vediamo tornare con una capra da utilizzare nel rito propiziatorio. L’animale viene bagnato con acqua fredda e dopo pochi istanti inizia a tremare. È il segno che il dio è disposto a parlarci! Siamo stati fortunati; se la capra non avesse avuto i brividi, saremmo stati costretti a tornare indietro e ritentare il mese successivo. Eccitati e reverenti seguiamo i sacerdoti dentro il tempio, consegnandogli la domanda per il dio.

Avanziamo nella dimora di Apollo inebriandoci dell’aroma del fuoco sacro; procediamo nella semioscurità, cullati da un corposo silenzio. Ci fermiamo d’innanzi all’adyton, il cuore arcano e pulsante del tempio, l’antro mistico dove la Pizia – la sacerdotessa di Apollo – scende per ricevere l’ispirazione divina. Non c’è permesso procedere oltre. Il “luogo in cui non è possibile entrare” non ammette la nostra sacrilega presenza. Con un pizzico di delusione ci accomodiamo su una panchina appena fuori la dimora dell’oracolo. Non vediamo l’adyton ma possiamo immaginarlo come un incavo profondo pochi metri sotto il pavimento del tempio.

C’è un velo, tra noi e la Pizia, una cortina che separa il mondo visibile dall’invisibile, la verità dalle menzogne. Non vediamo nulla di ciò che accade dall’altra parte, ma possiamo sentirne il soave trambusto…

La voce oscura del dio del Sole

L’oracolo di Delfi – Apollo, la Pizia e il vapore profetico

La Pizia, sacerdotessa e sposa di Apollo, s’immerge completamente nuda nella Fonte Castalia per purificarsi. È chiamata a svolgere il suo importante, a volte gravoso, compito. Nonostante le sue umili origini, ella riveste un ruolo cruciale; è lo strumento nelle mani del dio, l’intermediaria tra uomini e dèi, la medium più potente del mondo.

Rientrata nel tempio, la Pizia riceve la domanda cui dovrà rispondere, quindi si prepara al contatto con la divinità. Mastica una foglia d’alloro, respira a pieni polmoni i fumi del sacro braciere riempito di erbe e sostanze che alterano i sensi. Infine scende nell’adyton e si siede sul tripode, uno “sgabello” che simboleggia l’unione tra passato, presente e futuro. Nella mano stringe un filo di lana che la collega all’omphalos, l’ombelico del mondo, la pietra sacra venerata dall’alba dei tempi.

La Pizia attende finché dalle viscere della terra arriva l’ispirazione del dio: uno sbuffo di vapore sale dall’apertura nel pavimento, penetrando le narici e la mente della sacerdotessa. La donna getta indietro la testa, si agita, le labbra fremono e la voce, roca e profonda, diventa quella del dio. Non ha più volontà, è uno strumento di carne nelle mani di qualcosa d’immenso e sconvolgente. Apollo, per bocca della Pizia, emette la sua sentenza, concedendo il responso alla nostra domanda.

Da dietro il velo ascoltiamo tutto questo; le nostre orecchie tremano e si piegano al suono delle parole enigmatiche della Pizia, che, dopo la possessione apollinea, inizia a riprendere il controllo di sé. La trance mistica abbandona la sacerdotessa e anche noi percepiamo il ritorno alla normalità, la magia, spaventosa e bellissima, che svanisce come un sogno.

Con il cuore in tumulto e le gambe molli, ci lasciamo alle spalle il tempio di Delfi, portando con noi la risposta dell’oracolo e un’emozione unica e indimenticabile.

 

Il vapore misterioso

L’oracolo di Delfi nasconde immani misteri che ancora non sono stati svelati. Autorevoli studi hanno indagato lo pneuma mantico, cioè il respiro divinatorio proveniente dal terreno. Il “vapore che produce l’estasi” potrebbe essere un gas derivante da giacimenti d’idrocarburi, contenente sostanze psicotrope in dosi non letali ma sufficienti ad alterare la coscienza.

Il “crepaccio soffiante” sembra aver esaurito tutto il suo potere, rimasto muto e inerme dal giorno della chiusura, avvenuta nel 394 d.C. per volontà dell’imperatore Teodosio. Forse Apollo ha lasciato questi luoghi, indignato e offeso dalla perdita di fede nei suoi confronti.

O forse qualcosa di magico e misterioso è rimasto, gelosamente custodito sottoterra, pronto a riemergere non appena qualcuno tornerà a credere agli antichi dèi.

 

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Resti del santuario di Apollo a Delfi
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