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DonaMisteri di Vienna “Il Gallo di Vienna”
Dopo 4 settimane e 4 articoli, lasciamo la bellissima città di Lisbona, per volare verso il cuore dell’Europa, nella millenaria Vienna.
È interessante notare come le città dell’entroterra, del centro Europa in particolare, nascondano un numero di leggende e misteri infinitamente maggiore rispetto alle città costiere. Prova tangibile ne sono i nostri tour. Vienna non fa eccezione e offre agli amanti del mistero le storie più disparate, in cui spiriti, fantasmi, creature mitologiche e il diavolo stesso ne fanno da protagonista.
Tra i tanti misteri tra cui scegliere, ho deciso di iniziare con la leggenda del gallo di Vienna.
La storia ha luogo nel quindicesimo secolo, quando un cavaliere coraggioso viveva nella città. Il suo nome era Kaspar von Schlezer, un uomo rilevante alla corte dell’imperatore Massimiliano I. Kaspar era sposato a una donna bellissima (mai che siano brutte le donne nelle leggende), e i due erano conosciuti per la felicità della loro unione.
Un giorno l’imperatore Massimiliano chiese al suo fedele vassallo di portare un importante messaggio a Costantinopoli, al cospetto del sultano.
Kaspar, nonostante la sua fedeltà al sovrano, era preoccupato per il viaggio che lo attendeva, ma non tanto per le difficoltà che il viaggio avrebbe potuto nascondere, quanto più per il timore che qualche altro uomo potesse avvicinare sua moglie durante la sua lunga assenza. Al contempo la donna era preoccupata per l’incolumità del suo amato. Ma non vi era nulla da fare, egli doveva partire.
Giunse il giorno dell’addio e la donna donò al marito una croce d’argento, una croce che lo avrebbe protetto da qualsiasi pericolo.
Dopo un lungo viaggio Kaspar giunse presso il sultano e consegnò l’importante dispaccio. Era già sulla via del ritorno, quando fu attaccato da un gruppo di banditi, che lo catturarono e lo vendettero come schiavo.
Il cavaliere dovette sopportare ogni tipo di affronto, ma la speranza viveva in lui grazie alla croce d’argento, che era riuscito a tenere nascosta. Nel frattempo, mentre gli anni passavano, la moglie del cavaliere soffriva in solitudine. Erano ormai trascorsi cinque interi anni quando, sotto la pressione della società, essa abbandonò la speranza di riveder Kaspar vivo e decise di andare in sposa a un amico del marito.
Fu proprio durante i preparativi dell’imminente matrimonio che Kaspar ebbe uno strano sogno: vide sua moglie convolare a nozze con il suo amico nel duomo di Vienna. Al termine dell’incubo percepì una flebile voce sussurrare, “c’è ancora tempo per prevenire il matrimonio.”
Madido di sudore si svegliò di soprassalto. Nella sua disperazione gridò al cielo “Devo essere a Vienna domani. Darei perfino la mia anima al diavolo se solo vi fosse un modo”. E in quel momento fu proprio l’angelo caduto, con un gallo sottobraccio, ad apparire e disse “Questo pennuto ci porterà a Vienna prima di domani, ma in cambio voglio la tua anima.”
L’uomo, disperato, accettò, ma a una condizione. Se durante il viaggio si fosse svegliato, il diavolo non avrebbe avuto alcun diritto sulla sua anima. Il diavolo accettò con un ghigno malefico. Così diavolo e cavaliere presero posto sul gallo. L’uomo toccò la croce e affidò la sua vita nelle mani di Dio, poi si addormentò. Il gallo prese il volo, diretto verso ovest.
L’alba era vicina, già si poteva scorgere da lontano il duomo e Kaspar seguiva tra le braccia di Orfeo. Fu a quel punto che il gallo, alla vista del primo sole eruppe con il suo caldo Chicchirichì. Quel suono fece sussultare Kaspar, che si svegliò. Il diavolo, quindi, aveva perduto l’anima dell’uomo, e infuriato gettò Kaspar e il gallo nel Danubio.
Un pescatore nei paraggi salvò i due e Kaspar arrivò al duomo in tempo, abbracciando felice sua moglie. Come ringraziamento per il gallo che lo aveva liberato dalla schiavitù e lo avevo riportato a Vienna in tempo, Kaspar fece creare un gallo di ferro da posizionare sul tetto del duomo.
E come potete immaginare il gallo si trova ancora lì, non soltanto a memoria di questa storia, ma anche a protezione del diavolo, che può commettere i suoi misfatti solo finché l’animale, all’alba, non decide di cantare…o perlomeno questo è ciò che si dice in città.